Dove siete capitati ? Non serve che vi guardiate intorno : in questa stanza, per ora, tutte le pareti sono bianche. Vi trovate in questo momento sul blog del coro Canone Inverso, e questo è il primo articolo. Piano piano, andremo a riempire questo spazio con articoli e contenuti per illustrarvi temi che abbiamo a cuore.

Io, che scrivo, mi chiamo Lucie Tournebize, canto con le soprane da un po più di un anno, e quando lavoro faccio la giornalista. Quindi così, una sera, dopo un’assemblea della nostra associazione, sorseggiando uno spritz (siamo un coro Veneto), abbiamo pensato di approfondire alcuni argomenti attraverso degli articoli in uno spazio dedicato. Ed eccovi qui a leggere il primo. Grazie, che bello avervi qua!

Per questo esordio, ho scelto di andare a cercare le risposte ad alcune delle domande che mi facevo quando sono entrata in contatto per la prima volta con la realtà del coro Canone Inverso.

coro LGBTQIA+
Foto Sharon McCutcheonUnsplash

Che cosa è, un coro LGBTQIA+ ?

Questa sigla, ormai nota, la conoscete sicuramente, ma diamoci un ripasso : LGBTQIA+ sta per Lesbica, Gay, Bisessuale, Trans, Queer, Intersex e Aromantico/Asessuale. Uno spettro di identità ampio e inclusivo, che trova la sua rappresentazione nella bandiera arcobaleno – da sommare a quelle transgender e aromantiche.

Bene. Ora, cosa c’entra con il fatto di cantare in un coro ?

Per capirlo meglio, sono andata a parlare con uno dei coristi più « storici », che ha aderito al progetto già a settembre 2013, quando il coro aveva appena sei mesi. Si chiama Cristian, è capace di passare dalla sezione dei bassi a quella dei contralti in un batter d’occhio, e per questo mi piace credere che conosca tutto il repertorio a memoria. Poi, è anche stato il presidente dell’associazione per vari anni. Lo incontro al bar, prima delle nostre prove del venerdì. Davanti ad un campari (siamo in Veneto, ve l’ho detto) mi spiega : “è la missione a definire il coro LGBTQIA+. Il nostro strumento è il canto, il nostro obiettivo quello di portare un messaggio di lotta per i diritti di tuttə ”. Avere un certo tipo di repertorio “non è fondamentale”, perché è il coro a portare il messaggio. Infatti, agli esordi, i coristi e le coriste si erano orientatə su un repertorio rinascimentale, poi abbandonato per uno moderno.

Come nasce, un coro LGBTQIA+ ?

Chi ha avuto questa idea, a mio parere geniale e insolita, di creare un coro LGBTQIA+ a Padova? Questa volta, per saperne di più devo parlare con Michele Castellaro, ex-corista ma soprattutto all’origine del progetto. Niente aperitivo, Michele vive ormai a Bologna e ci sentiamo al telefono, dopo una giornata di lavoro. “In quegli anni, volevo avvicinarmi all’attivismo ma quello che c’era sul territorio non rispondeva alle mie esigenze. L’idea di creare un coro ha fatto strada perché la mia passione è sempre stata il canto. Ma anche perché all’epoca non c’era niente, non c’erano neanche le unioni civili in Italia! Poi, l’attivista Flavia Madaschi, che conoscevo a Bologna, mi ha dato il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo”.

Per partire serve uno spazio, della gente che canta e un direttore musicale. Al primo, ci pensa il circolo Arcigay Tralaltro di Padova, che mette una sala a disposizione delle neo-coristə , arrivatə per passa parola. Poi entra un primo direttore musicale, che nel 2015 lascerà il posto a David Wilkes Benini, il nostro attuale maestro. E via, tre mesi dopo, troviamo Canone Inverso a cantare al Pride.

Alcunə coristə che sfilano per il Pride a Padova

Il pubblico c’è, la proposta piace. Michele e Christian concordano “Il coro permette di portare il nostro messaggio laddove non è solito arrivare”. Come sui palchi dei piccoli paesi dell’entroterra, sulle piazze delle città, nelle manifestazioni o nei teatri.

Come funziona il coro?

Quale è il profilo di chi, all’inizio o negli anni, è entratə a far parte del coro Canone Inverso?

Io, che mi identifico come cis-etero, nonché dotata di problemi di intonazione e armonizzazione della voce abbastanza seri (che menomale stanno migliorando), so bene che non occorre per forza né identificarsi nello spettro dell’arcobaleno, né avere delle doti particolari per entrare nel coro.

“Non è mai stato mandato via nessuno”, insiste Michele. “Il direttore ha il compito di integrare le persone nel coro”, e poi, impegnandosi, ognunə impara. “Abbiamo voluto da subito essere un coro misto e non soltanto composto da voci maschili”, aggiunge.

Una volta che ha aderito al coro, il corista o la corista diventa sociə dell’associazione, entrando a far parte della vita democratica del coro. Vuol dire quindi partecipare, attraverso la scelta dei brani o l’impegno attivo in eventi e concerti, alle attività che permettono al coro di portare la sua missione, e quindi di lottare per i diritti di tuttə attraverso la musica.

Lo rammenta Michele Castellaro “Il coro è importante anche perché facendo gruppo e cantando insieme, ci si dà coraggio. Inoltre, permette di costruire una rete forte di persone. Ricordiamoci che ogni diritto guadagnato può sempre esserci tolto”.

Con queste parole, chiuderei, sperando di avervi dato qualche risposta, ma soprattutto di aver acceso la vostra curiosità. Arrivederci a presto! Abbiamo un calendario ricco di eventi e concerti. Per rimanere aggiornatə , il modo migliore è di seguirci su Instagram o di mettere “mi piace” alla nostra pagina Facebook. A presto 🙂

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